Un film dal profondo respiro umanistico che racconta le tragiche conseguenze della demarcazione del confine tra Italia e Jugoslavia in una piccola città nel secondo dopoguerra.
In collaborazione con il progetto ORIENTE—OCCIDENTE, Il confine attraverso il cinema e la storia, parte del programma ufficiale Capitale europea della cultura GO! 2025. Seguirà la presentazione dei programmi del Kinoatelje e dell’ente Zavod Otok, parte del programma ufficiale GO! 2025.
Dopo la Seconda guerra mondiale, una commissione alleata traccia il nuovo confine tra Italia e Jugoslavia, dividendo in due una piccola città. Nel giro di poche ore, i residenti saranno costretti a scegliere da che parte stare. La situazione genera numerosi conflitti e tensioni, soprattutto tra i bambini. Il contadino si ritrova con la casa da un lato del confine e il campo dall’altro. Il giovane ha la sua amata dall’altra parte della città, oltre il confine. I bambini si disperdono ovunque, incapaci di accettare il crudele cambiamento. Il film si presenta come un melodramma dai toni neorealisti, con Gina Lollobrigida in uno dei ruoli principali, ancora agli esordi della sua carriera.
“Come ha ricordato il critico cinematografico triestino Tullio Kezich — all’epoca segretario di produzione del film e interprete di un piccolo ruolo come tenente jugoslavo nella commissione internazionale — la sceneggiatura nacque da un fatto di cronaca: le immagini di un cimitero a Gorizia, tagliato in due dal confine. Scelsero però di girare il film (nel 1949) a Santa Croce, Monrupino e nei dintorni, immersi nel paesaggio carsico che, sessant’anni fa, appariva completamente diverso da oggi: un ambiente crudo e spoglio, ideale per esaltare la drammaticità della storia. Per quale motivo è stato scelto il Carso come ambientazione del film a basso budget Cuori senza frontiere che, come molte altre produzioni dell’epoca, avrebbe potuto essere girato in studio o nei dintorni di Roma? Nel 1949, l’Italia era profondamente coinvolta nella Guerra Fredda e nella delicata questione di Trieste. In questo contesto, il Carso — location cinematografica unica nel suo genere — già profondamente radicato nell’immaginario collettivo come paesaggio brullo e roccioso, scenario della grande guerra, ha assunto un forte valore simbolico. Un luogo carico di suggestione e sacralità, che trent’anni dopo venne brutalmente spezzato da un confine invalicabile.” – Carlo Gaberscek, Messaggero Veneto
Luigi Zampa
Regista italiano, nato nel 1905. Fu tra i pionieri del neorealismo cinematografico italiano, ma in seguito si distaccò dai suoi colleghi per rivolgere lo sguardo alle vicende dell’Italia fascista. Tra il 1947 e il 1962 realizzò cinque film che affrontano in modo diretto l’Italia sotto il regime di Mussolini. La sua esperienza di guerra ha influenzato in modo significativo il suo acclamato film pacifista Vivere in pace (1947). Negli anni ’60, Zampa tornò a occuparsi di opere più commerciali, simili a quelle che avevano segnato l’inizio della sua carriera. Fino al 1979 ha realizzato un’impressionante filmografia composta da 38 titoli.



